Note a margine del Salone di Venezia 2013

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Note a margine del salone Nautico di Venezia

Cosa c’è di più logico che fare un Salone Nautico a Venezia: ex Repubblica marinara, non solo una città di mare ma una città “sul” mare. Famosa in tutto il mondo per la sua particolare struttura urbanistica fatta di canali, rive, ponti, pontili, imbarcaderi. Dove in barca si lavora, ci si sposta, ci si innamora, ci si sposa e persino i cortei funebri sono lunghe carovane di barche.

E cosa c’è di meno logico che posizionarlo lontano da questo contesto unico al mondo che, da solo, giustificherebbe il viaggio degli appassionati di tutto il mondo?

Si dice che Venezia è una città “difficile” e “scomoda” per quanto riguarda collegamenti e organizzazione logistica; verissimo! Ma allora qualcuno mi spiega perché, per raggiungere un acquitrino fangoso nella periferia di Mestre dalla stazione ferroviaria, ho dovuto camminare per più di mezz’ora (almeno tre kilometri) rischiando la vita fra tangenziali e svincoli autostradali senza poter reperire informazioni o indicazioni di qualunque natura?

Certamente in Italia non è abituale andare “in treno” o “con mezzi pubblici” a visitare un Salone Nautico ma non siamo noi operatori (e organizzatori di eventi) che stiamo dicendo da qualche anno che dobbiamo cambiare, che dobbiamo “umanizzare” la nautica? Che dobbiamo abbandonare il clichè del super lusso e della nautica per pochi eletti dotati di elicottero personale? Che dobbiamo guardare all’estero….ecc….?

Beh. Io ci avevo creduto…e mi sono adeguato…ma temo di essermi clamorosamente sbagliato. Il problema è che si sono sbagliati anche quei pochi visitatori stranieri che, richiamati appunto da Venezia più che dal Salone, torneranno a casa increduli della distanza che intercorre fra i Dogi della Serenissima e quelli dell’attuale Regione Veneto e che, per questa ragione anziché crescere di anno in anno, spariranno definitivamente.

Fine dello sfogo! Per entrare nel merito della manifestazione direi che il termine più appropriato per definirlo possa essere: INCONGRUO !

Innanzitutto perché è stato presentato (giustamente) come un salone “popolare”; centrato cioè (targhetizzato, se vi piace di più) sulla nautica popolare che, oltre ad essere il nuovo (sic!) leit motiv del nostro settore rappresenta sicuramente la stragrande maggioranza del mercato locale con …….. immatricolazioni per acque interne e una naturale se non obbligata propensione dei veneti a passare il loro tempo libero “sull’acqua”. Un elemento questo che, se opportunamente coniugato con l’internazionalità del brand “Venezia” potrebbe generare un evento locale/globale che tanto piace ai media di tutto il mondo.

Per fare un Salone del genere serve una sola cosa: tante piccole barche di ogni genere e tipo e tante aziende che parlino di turismo nautico in tutte le sue forme: dal charter al drifting, dalla canoa alla house boat, dallo sci nautico alla pesca d’altura (ma anche di fiume). In una parola quello che si definisce comunemente “una kermesse”.

E qui sta l’incongruietà: non c’erano gli espositori e non c’erano le barche…quindi: non c’era il salone! Sarà per la prossima volta…ma non ci sarò io!

Questo è quello che pensavo sabato 6 aprile, dopo la mia visita al Salone. Poi però, come spesso accade, ci ho riflettuto. Ho letto i resoconti degli organizzatori che continuano a spargere ottimismo e positività da tutti i pori e mi sono detto: “Massimo, ancora una volta ti stai sbagliando, non essere integralista”. E ancora: “non ti ricordi quando, dopo la prima crisi degli anni ’90, quando molti ti chiedevano: ma lei Franchini come ha fatto a superare quei momenti così duri?” che rispondevi: “con un sorriso”: perché questo è un mestiere per ottimisti, fiduciosi e pazzi.

Cosa c’è di diverso oggi? A parte la globalizzazione? A parte montagne di soldi finti? A parte un mondo che ha spostato di 180 gradi il suo asse? A parte una tecnologia informatica e una dinamica di cambiamento mille volte maggiore? ….Nulla !

Le barche sono ancora quegli oggetti meravigliosi e totalmente superflui che, come tutte le cose belle prodotte dall’uomo, servono più all’anima che al corpo (che però “somatizza” e, di conseguenza, “si sente meglio pure lui”)

Concludendo: La fiera di Venezia non mi è piaciuta. Per la localizzazione, per i disagi, per la scarsità e il basso livello delle barche esposte, per la scarsità dei servizi agli espositori e ai visitatori però gli organizzatori e gli espositori che ci hanno creduto, hanno tutto il mio plauso e il mio incoraggiamento perché forse, qui ed ora, non si poteva fare meglio di così e soprattutto, hanno tutto il mio rispetto per il coraggio e la tenacia che dimostrano nel voler mantenere la trincea nonostante fischino le pallottole e caschino le bombe da tutte le parti.

E anche i comunicati stampa pateticamente “fasulli” nella loro infantile esagerazione di numeri e risultati, li trovo splendidamente logici.

E’ un modo per urlare al mondo: Siamo vivi e crediamo ancora alla vita! Viva Venezia e il suo Salone Nautico!….e l’anno prossimo, assieme a voi, ci sarò anch’io!

Arch. Massimo Franchini                                                                                                 San Costanzo 15/04/2013